Acquasantiera Medioevale

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L'acquasantiera della chiesa di Cappelletta è un oggetto misterioso e unico, acquistato nel 1708, con provenienza e origine sconosciute. La sua tipologia, estranea alle altre opere del luogo, suggerisce che potesse essere utilizzata come fonte battesimale in passato. La vasca quadrilobata presenta elementi decorativi bizantini, veneziani e medievali, risalenti probabilmente all'XI secolo, con successivi rimaneggiamenti. Tra i bassorilievi figurativi, spiccano pantere e grifoni, simboli medievali di protezione contro il male, e santi vescovi in atto di benedire. Il capitello e il fusto della colonna, pur più recenti, completano l'oggetto con un elegante intreccio vegetale, suggerendo una realizzazione tardiva.

Pila lustrale opera di lapicida adriatico (XI - XV secolo).
L’acquasantiera è senza dubbio l’oggetto più interessante ed enigmatico tra quelli che compongono la chiesa di Cappelletta. L’origine e la provenienza sono del tutto ignote si sa solamente che è stata acquistata il 27 marzo del 1708. La sua tipologia è del tutto estranea alle altre opere del luogo e, in generale, dei dintorni. L’insistenza con cui l’elemento ottagonale ricorre, sia nel fusto, sia nella forma quadrilobata della vasca possono fare pensare ad un originario utilizzo dell’oggetto come fonte battesimale presso una delle chiese cui Cappelletta fu sottoposta: Moniego e Trebaseleghe. L’acquasantiera è composta da tre parti con decorazioni ed elementi molto diversi tra loro per stile e possibile datazione: una somma di elementi bizantini, veneziani e medievali in genere che fa pensare ad una possibile esecuzione nel XI secolo e a rimaneggiamenti successivi. La vasca, a pianta quadrilobata, è lavorata su sei degli otto lati che ne compongono il perimetro (evidentemente doveva essere addossata ad una parete). Ciascuno degli otto lati del quadrifoglio è decorato nelle estremità inferiore e superiore con due cornicette parallele.
Sul bacile compaiono bassorilievi figurativi come nelle parti più in basso e la matrice stilistica riprende elementi bizantini come la fissità delle figure, il loro essere affrontate, e la fettuccia che le racchiude e le collega. Su un fronte una coppia di pantere rampanti e affrontate: nel Medioevo si credeva che la pantera avesse il potere di allontanare i draghi e i serpenti tradizionali simboli del male e rendessero nullo il veleno nascosto nelle carni, proprietà analoga a quella dell'acqua benedetta che redime dal male. Nella parte opposta due grifoni anch’essi rampanti e affrontati: il grifone nella mistica cristiana medievale era considerato un guardiano sulla via della Salvezza. Nei lati verso l’entrata sono raffigurati due santi vescovi, nell’atto di benedire  i fedeli all'orientale. Le due figure, quasi cancellate dall’usura, sono identiche nel gesto e nel reggere un libro nella mano sinistra. La scritta SAN CASAN, in volgare e ai limiti della leggibilità è però troppo diversa da quella SCS GREGORIUS, in latino, con le usuali abbreviazioni e meglio conservata. Sicuramente la scritta SAN CASAN ha corretto l’iscrizione precedente ed in ogni caso denuncia un rimaneggiamento antico dell’opera.Il capitello, che funge da elemento di raccordo tra la vasca e la colonna, ripropone dei motivi vegetali nelle otto foglie d'acqua di cui è composto, ma è talmente lineare e scarno da risultare molto lontano dal tempo e dallo stile della decorazione sottostante.
Il fusto della colonna presenta una decorazione articolata, elegante e simmetrica che non ha seguito altrove; proprio l’uso modulare dell’intreccio vegetale e la sua regolarità lasciano supporre la tarda esecuzione del rilievo, l’ultimo a essere compiuto, con ogni probabilità.

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