Altare della Madonna del Carmine

Indossa il tuo visore e premi questo pulsante per visualizzare in Realtà Virtuale

L'altare della Beata Vergine del Carmine, situato nella navata sinistra, fu probabilmente costruito dalla confraternita carmelitana intorno alla metà del '600. La pala attuale, realizzata nel 1805 da Antonio Minor, sostituì quella precedente. Il dipinto rappresenta San Giuseppe con il bastone fiorito, Maria che regge Gesù Bambino con lo scapolare, simbolo carmelitano, e include figure di santi come Teresa di Lisieux, Gaetano da Thiene, Isidoro Agricolo e Valentino. L'opera presenta un uso di toni grigi che attenua i colori, con alcune modifiche nei dettagli, come l'aureola di San Valentino.

Sul fondo della navata sinistra si trova l'altare della Beata Vergine del Carmine. Come per la Madonna del Rosario, anche per la Beata Vergine del Carmelo esisteva una confraternita, che probabilmente finanziò la costruzione di questo altare verso la metà del '600. Il dipinto fu però sostituito, nel 1805, con la pala oggi presente, opera del trevigiano Antonio Minor. La devozione carmelitana ha origini antiche, ma ha un'evoluzione simile a quella del culto del rosario. Sarebbe stato il profeta Elia, ritiratosi a pregare sul monte Carmelo (collina palestinese alta 500 metri, oggi sede di un grande monastero carmelitano), a fondare gli ideali dell'ordine, proprio perché si rivolgeva alla Vergine, nonostante non fosse ancora nata. L'altra grande figura legata a quest'ordine è S. Simone Stock, il santo inglese a cui, mentre era superiore generale dell'ordine (1251), apparve la vergine donandogli uno "scapolare" che avrebbe garantito a chi lo avesse indossato la liberazione dalle pene dell'inferno. L'ordine carmelitano si diffuse notevolmente nel Medioevo, parallelamente alla devozione del popolo per la Madonna del Carmine. I carmelitani erano presenti a Venezia, ove fondarono anche la Scuola Grande dei Carmelitani, e a Treviso. La parte in pietra, che riprende i modelli già usati negli altri altari, risale agli anni tra la fine del '600 e i primi del '700, quando fu costruita per racchiudere il dipinto precedente a questo, oggi scomparso. La pala risulta divisa in due parti: in alto, tra le nubi e tre putti alati, siede S. Giuseppe, con in mano il caratteristico bastone fiorito: guarda verso il centro della scena, ove Maria siede reggendo in piedi Gesù Bambino, che mostra lo scapolare miracoloso che caratterizza il culto carmelitano. L'espressione di Giuseppe è quella di chi prova un dolore così grande da non capirne del tutto le cause; mentre gli occhi bassi di Maria esprimono la sofferenza pienamente consapevole datale dal conoscere la ragione della morte del figlio. A destra di questa famiglia compare S. Teresa, una santa carmelitana che fu la fondatrice dell'ordine femminile delle Carmelitane Scalze. Nella parte inferiore, a sinistra, è raffigurato S. Gaetano da Thiene in preghiera, mentre ai suoi piedi sono deposti gli attributi che lo caratterizzano: il giglio bianco ed il libro. Al centro, quasi con le spalle voltate ai fedeli, sta S. Isidoro Agricolo: regge un bastone biforcuto, uno strumento di lavoro nei campi, ma non ha altri attributi ai piedi: sul gradino in cui è inginocchiato, si legge, a stento, Antonio Minor F. 1805.La firma dell'autore ci indica forse una sua preferenza per questo santo, legato al lavoro manuale e unica figura che guarda alla scena sopra le nubi, in particolare verso S. Giuseppe, altro personaggio connesso al lavoro in quanto falegname. Sulla destra, con lo sguardo fuori campo, si erge in piedi S. Valentino prete, con la palma del martirio in mano e gli attributi sacerdotali vicino a lui: il cappello da prete, il calice ed il piatto missorio. L'aureola di S. Valentino sembra essere stata ridisegnata, mentre il resto della tela appare piuttosto uniforme, nonostante l'eccesso di toni grigi spenga i colori del dipinto.

Scopri di piùMostra meno