Altare di Sant'Antonio

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L'altare di San Antonio, donato come ex voto nel 1663 da Giovanni Ferro, presenta una parte in pietra successiva alla tela, ispirata all'altare della Beata Vergine del Carmine. Il paliotto mostra la croce di Lorena, simbolo del patriarcato d'Aquileia, e la tela raffigura San Antonio con il Bambino Gesù benedicente, simbolo di purezza. L'autore, influenzato dai pittori "tenebrosi" del '600, utilizza la luce in modo simbolico, ma il dipinto soffre di un'overdose di marrone che appiattisce le figure. Nonostante il realismo delle mani di San Antonio, i volti risultano poco credibili e l'atmosfera generale rende le figure confuse.

Sul fondo della navata destra si trova l'altare di S. Antonio donato come ex voto nel 1663 da Giovanni Ferro, come riporta la lapide ancora esistente. La parte in pietra dell'altare, in particolare quella superiore, sembra essere molto successiva alla tela e costruita ad imitazione dell'altare della Beata Vergine del Carmine. Nel paliotto dell'altare si trova la croce di Lorena, con due braccia traversali delle quali una indica l'iscrizione I.N.R.I. La croce fu usata come simbolo del patriarcato d'Aquileia; a Cappelletta si trova anche nello stemma dei Ferro, ove figura insieme a due gigli e alle lettere S.A.P. (Sanctus Antonius Patavinus).Queste raffigurazioni però sono posteriori al 1480, data della fine della dipendenza da Moniego e molto prossime al 1684 anno in cui Cappelletta divenne Parrocchia. La tela dell'altare, di autore ignoto, nella parte bassa rappresenta S. Antonio che sostiene il Vangelo su cui sta in piedi Gesù Bambino benedicente e nell'atto di porgere il giglio bianco, simbolo di purezza e attributo classico del Santo. Il pittore sembra aver appreso la lezione dei pittori "tenebrosi" attivi a Venezia nella seconda metà del '600; egli infatti usa la luce in chiave simbolica e salvifica, illuminando in pieno il Bambino che come di riflesso rischiara le poche parti visibili del corpo del Santo. E' da notare il realismo raggiunto nella raffigurazione delle mani di Antonio, che con una sostiene Gesù e con l'altra lo indica come luminosa via di salvezza. Nella parte alta, tra le nuvole, compare a sinistra il santo eponimo del committente, S. Giovanni evangelista, giovane imberbe impegnato a scrivere le vicende della vita di Cristo, assistito dall'aquila che lo simboleggia. Al centro in alto la colomba dello Spirito Santo manda i suoi raggi a S. Francesco d'Assisi, fondatore dell'ordine di cui S. Antonio era appartenuto. A destra in abiti episcopali, compare S. Ermagora, 1° vescovo di Aquileia, ma molto venerato in tutto il Veneto poiché, secondo la leggenda, fu discepolo di S. Marco.Non è chiaro cosa rappresenti il rettangolo scuro sotto la colomba: sicuramente delle cadute di colore non hanno reso possibile capire se si tratti della finestra della cella del frate o dello spazio per una scomparsa iscrizione.La tela presenta punti di interessante realismo, come le mani di S. Antonio, ma evidenzia la poca efficacia del pittore nel dipingere i volti, togliendo credibilità ai personaggi. Il difetto più grosso di questa pala, forse incrementato con il passare degli anni, è la netta e totale dominante marrone, che si estende dal cielo al pavimento attraverso il saio del Santo. Sicuramente il pittore ha tentato di fare emergere le figure dall'oscurità di uno sfondo impenetrabile, secondo la maniera "tenebrosa" della fine del '600; ma l'effetto è risultato quasi opposto, con i santi rappresentati che si confondono e perdono spessore nell'atmosfera bruna che li circonda.

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